Ricorsi e polemiche: il test per Medicina finisce in tribunale

05.12.2025

l primo appello del nuovo sistema di accesso alle facoltà di Medicina - il cosiddetto "semestre filtro" - si è concluso lo scorso 20 novembre. Quel test, pensato per superare il tradizionale quiz di ingresso, si è trasformato in un vero e proprio caos. Subito dopo la prova, sono emerse numerose segnalazioni di irregolarità: studenti con smartphone attivi, uso di smartwatch, domande d'esame fotografate e condivise in chat e social ancora durante lo svolgimento.

Dalla denuncia della situazione è nato un vero e proprio tsunami di ricorsi: secondo le ultime stime, quasi 6 mila studenti su circa 60 mila iscritti — cioè circa uno su dieci — si stanno muovendo legalmente per contestare la prova.

A guidare la mobilitazione è innanzitutto Unione degli Universitari (UDU), che parla senza mezzi termini di "irregolarità intollerabili" e di un sistema che "ha fallito nel garantire parità di trattamento".

Le richieste sono chiare:

  • Annullamento della prova e sua ripetizione in condizioni di vera sicurezza, con maggiori controlli e strumenti come metal detector.
  • Alternativa: permettere agli studenti di scegliere il voto migliore tra le due sessioni d'esame previste (attualmente la normativa impone di scartare il primo tentativo).

Il Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) e la CRUI hanno finora escluso un annullamento totale della prova: la linea ufficiale è quella di "cacciare i furbetti", cioè individuare e sanzionare i singoli responsabili.

Tuttavia, molte voci critiche - studenti, famiglie e associazioni - denunciano che questo approccio sia tecnicamente insufficiente: individuare oggi chi ha usato un auricolare, una chat o un aiuto esterno può essere molto difficile, quasi un "tutto resta come prima".

Il rischio concreto: una graduatoria nazionale costruita su basi inique, che penalizza chi ha rispettato le regole e premia chi ha barato.

Il sistema del semestre filtro, introdotto con la riforma approvata nelle ultime settimane, era stato pensato come un modo per superare le critiche al tradizionale test di ingresso: abbattere l'ansia del "tutto in un giorno", garantire maggiore equità, dare spazio a un percorso più graduale.

Eppure, i fatti del 20 novembre rischiano di segnare l'esordio del nuovo sistema come uno dei più controversi nella storia recente dell'università italiana. Dietro le quinte, intanto, sono già in corso decine di esposti, ricorsi collettivi e contenziosi amministrativi. Il dibattito è aperto: non si discute solo la validità di una prova, ma la credibilità di un intero modello di selezione universitaria.